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    Sette opere di Misericordia: Andrea Mastrovito
    Sette opere di Misericordia: Andrea Mastrovito
    [=== Sette == opere == di ==== Misericordia == Andrea === Mastrovito =]
    MUSEO BERNAREGGI
    28.06.16 - 31.07.16

    a cura di Giuliano Zanchi

    Ingresso: intero € 5,00 — ridotto: € 3,00
    Orari: da martedì a domenica: 15.00 – 18.30 / lunedì chiuso

    Via Pignolo, 76 24121 – Bergamo
    Tel. 035 248772
    info@fondazionebernareggi.it
    www.fondazionebernareggi.it



        [== LINK ==]

    Come interpretare e raccontare attraverso l’arte le opere di misericordia? L’apprezzato artista bergamasco Andrea Mastrovito è forse il primo dopo Caravaggio a rappresentarle.
    Al Museo Bernareggi verranno esposti i disegni originali alla base dello studio che ha portato al risultato finale: una lunga incisione, come un fregio narrativo, in cui le sette scene delle opere di misericordia sono collegate da quattro fili. I quattro fili diventano sia le corde da equilibrista su cui chi, con coraggio, cammina operando misericordiosamente, sia i mezzi tramite i quali le sette opere di misericordia vengono compiute.

    La narrazione è trasferita nella modernità, con un linguaggio incisivo e vicino ai giovani.
    Così il dare rifugio ai pellegrini è rappresentato in rapporto ai migranti, mentre nel dar da bere agli assetati entra in scena lo stesso Mastrovito, che aziona un pozzo per i bambini di un paese povero.
    Spiega l’artista: «Ogni singola immagine è carica di significati simbolici, dal “disegnare” il cibo e l’acqua richiamo all’atto creativo e quindi alla creazione – al cucire vestiti/persone col filo della vita stessa, dal seppellire i morti che qui è reinterpretato riprendendo la Deposizione del Cristo di Caravaggio. C’è poi una scena di recupero di un corpo di profugo da parte della protezione civile. Il visitare i prigionieri l’ho reso con il gesto di tagliare le corde che rendono prigionieri. Il curare gli infermi invece è un malato portato sulle spalle da un sano: cioè racconta la cooperazione tra portatore (sano) e portato (“malato” in questo caso) per mantenere un equilibrio nella vita».

    L’attrezzo formale e concettuale di partenza, per l’immaginazione di questo corpus di figure, ha una piccola e coerente storia alle spalle, tutta costruita attorno all’idea della linea come elemento grafico di base del lavoro dell’artista e metafora della vita umana nel suo distendersi temporale. Dalla mostra At the and of the line del 2014, allestita presso la Gamec di Bergamo al fregio realizzato a pallonate con cento bambini su un muro di Brooklyn “Kickstarting”, per finire nel 2015 con il Pacco d’Artista per le Poste Italiane.

    È l’invenzione di questo mondo appeso a un filo, in cui come funamboli delle figure umane danno vita alla loro commedia quotidiana, che sta alla base delle scene delle sette opere di misericordia. Anche in questo caso il senso di tutto quello che è umanamente comune sta sospeso su una sottile linea di stabilità, sulla quale, come consumati equilibristi dell’esistenza, gli esseri umani tengono in piedi il mondo esercitando gli umili e più necessari gesti della cura, della sollecitudine, della dedizione.

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