In occasione di ArtDate 2013,
Gianmarco Dodesini, Claudio Rossoni e Dino Gervasoni
apriranno il loro studio in Via Trento 26, a Curno
Domenica 19 Maggio dalle 16.30 alle 18.30
THE BLANK BOARD
un progetto a cura di Claudia Santeroni e Maria Zanchi
Intervista di Claudia Santeroni
Photo di Maria Zanchi
Una presentazione delle persone che hanno dato vita a 341
GIANMARCO DODESINI – Per 341 mi occupo di curare la parte fotografica. Il cammino attraverso cui sono arrivato a questo è un pò tortuoso; ho sempre avuto una grande passione per la fotografia, ma non l’ho mai studiata a livello accademico, anche se ho avuto la fortuna di lavorare con dei fotografi che mi hanno impartito le nozioni tecniche che mi mancavano. Ad oggi sono 10 anni che scatto, e posso dire che la mia evoluzione professionale ha inciso molto sulle scelte che ho fatto: un tempo studiavo Economia, ma il fatto di non avere mai trascurato il mio interesse per la fotografia, ad un certo punto ha fatto sì che diventasse addirittura il mio lavoro.
DINO GERVASIONI – Sono nato in Perù, quando ero ragazzino suonavo con gli amici. Nel ’98 sono entrato all’Istituto Tecnico del Suono, e mi sono reso conto che nessuno si occupava di post produzione audio per i video, per cui ho cominciato ad interessarmene. Nel 2003 mi sono trasferito in Italia, ma non conoscendo la era difficile occuparsi sin da subito del mondo del suono … tempo dopo ho conosciuto Gianmarco e Claudio su un set di un corto girato da Claudio, e abbiamo iniziato a collaborare.
CLAUDIO ROSSONI – Mi occupo della parte video, in particolare della regia e del montaggio. Da sempre ho la passione per il cinema e le arti visive, ma fino a qualche anno fa ero attratto solamente dalla parte concettuale e poco dagli aspetti tecnici. Durante gli studi universitari ho incominciato ad occuparmi di piccole produzioni video e cortometraggi, iniziando ad accumulare esperienza, ed é stato sul set di uno di questi corti che ho incontrato Gianmarco e Dino. Lì é nata l’idea di far diventare questa passione un lavoro.
In sintesi, cosa è 341?
G- 341 è un visual studio: cerchiamo di dare supporto sia a livello fotografico, sia a livello video, a vari soggetti che richiedono la nostra collaborazione, cercando al contempo di esserne contaminati. Con questo intendo dire che, oltre a dare importanza alla parte economica, tentiamo di occuparci di progetti dinamici, anche a basso budget, ma stimolanti. Nel nostro ambito il rischio è quello di fare cose molto ripetitive, che ti sottraggono dalla vena creativa, quindi la mostra propensione è impegnarci in progetti che ci piacciano realmente, mediando fra il lato creativo e quello commerciale.
Parlateci degli esordi di 341.
G – Dopo esserci incontrati sul set di questo corto girato da Claudio, abbiamo lavorato alla realizzazione di un video commissionatoci da un gruppo musicale. Se al corto collaboravano più persone, a questo video eravamo solo noi 3, e così abbiamo capito che potevamo lavorare insieme, senza supporti ulteriori. Successivamente ci siamo dedicati ad un evento di ciclismo, per il quale abbiamo prodotto un video promo, che è stato un buon trampolino di lancio, perché infatti ad oggi lavoriamo ancora molto con il mondo del ciclismo.
Cosa vuol dire “341”?
G – Le motivazioni della scelta del nome non le diciamo a nessuno, di solito rispondiamo che è il prefisso del Perù … ma non è vero!
Cosa è questo spazio in cui lavorate, e come l’avete trovato?
G- Si tratta dell’ex area Tesmec, ed in particolare la zona in cui ci troviamo era adibita a zone docce del personale ed appartamenti dei custodi. Tutto quello che si vede oggi è stato progettato da noi, per essere funzionale ai nostri scopi professionali, ma anche per piacerci, in modo che fosse un luogo piacevole in cui lavorare. Questo spazio è forse sovradimensionato per noi, ma ci è utile per fare capire la nostra qualifica di professionisti, è un buon biglietto da visita.
Un lavoro importante cui vi siete dedicati ultimamente.
D – Ci siamo occupati del videoclip di un gruppo musicale di Bergamo, i Glass Cosmos. E’ il classico esempio di progetto che ci coinvolge. Si è trattato di un lavoro oneroso, ed è stato impegnativo svilupparlo, infatti abbiamo lavorato due giorni ininterrottamente, un weekend intero.
La vasta gamma di dispositivi elettronici esistenti, la loro grande reperibilità e semplicità d’utilizzo ha concesso a molto di dedicarsi alla fotografia ed al video. Quanto conta l’attrezzatura di cui si dispone rispetto all’idea?
D – Secondo me niente: se hai una buona macchina ma non sai usarla, non ti serve a niente. Non importa di quale attrezzatura disponi, conta la tua abilità nel raccontare. Oramai le 5D e 7D spopolano, tutti le hanno, e sono macchine che se dai ad una persona che la sa usare ti fa meraviglie, se la dai ad un incompetente produce qualcosa di noioso ed inconsistente.
G –Se hai un’ottima idea, ma la sviluppi male, risulterà un’ottima idea sviluppata male. Se hai un’ottima idea e la realizzi al massimo, magari diventerà un capolavoro. Quindi quanto è importante una e quanto l’altra? Ci deve essere compensazione fra i due aspetti. A volte ci sono idee talmente buone e forti che basta pochissimo per riuscire ad applicarle, senza bisogno di tecnica, ma è importante considerare che il grande regista è prima di tutto un tecnico, capace di occuparsi di tutto gli elementi che compongono il set.
L’attrezzatura da sola non basta, ma una grande capacità tecnica ti permette di realizzare un buon prodotto, con una buona idea, anche partendo da un’attrezzatura poco professionale.
Il Comune ha manifestato interesse nei confronti del Vostro lavoro?
G – Noi ci troviamo qui come localizzazione, ma cerchiamo d’essere più cosmopoliti possibile, aprendoci a tutto ciò che è l’esperienza, senza limitarci ad un pubblico o ad una clientela locale. Passiamo ore ed ore qui a lavorare, quindi, potendo scegliere a cosa dedicarci, privilegiamo i progetti che riteniamo stimolanti, che raramente sono quelli che derivano dalla committenza comunale.
I vostri obiettivi futuri?
G – Vivere nella realtà italiana lavorando nel nostro campo è complicato; i nostri equivalenti francesi, ad esempio, sono lasciati molto più liberi di esprimersi, hanno uno Stato che supporta l’imprenditoria giovanile e sopportano molti meno problemi dal punto di vista burocratico. Noi però siamo qui perché ci crediamo, pensiamo che il rinnovamento debba partire da noi: cerchiamo di cambiare questa attitudine al mancato rinnovamento, diventando più dinamici.
D – Vorrei che 341 diventasse un posto dove la gente può lavorare tranquillamente ai suoi progetti, sperimentando, facendo ricerca. Si producono troppe cose vecchie … In Italia il media è indietro, è più evoluto in Perù!