INTERVISTA A MICHAEL FLIRI
ELISA MUSCATELLI
Il film muto ha sempre suscitato in me una grande attrazione.
Il visivo, che fa a meno del linguaggio.
Dopo aver letto le tue domande, sono stato ispirato a rispondere con immagini delle mio opere.
Elisa Muscatelli – Come descriveresti la tua pratica artistica a un pubblico che la incontra per la prima volta?
Michael Fliri – CL-o-WN (2019). Con la figura del Clown!. Secondo quanto osservato da Fellini, incarna l’aspetto irrazionale dell’essere umano, la creatura fantastica, la componente guidata dall’istinto, che si ribella contro ogni ordine stabilito. Il Clown coltiva il lato animalesco dell’uomo e il bambino che è in noi.
È una lotta tra la buona ragione e la liberazione degli istinti. Abbiamo a che fare con una delle migliori figure che possono vivere le contraddizioni, senza essere contraddittorie.
EM – Le maschere e le pratiche del travestimento hanno origini lontane e sacre. Cosa ne pensi della rilettura che l’arte contemporanea fa di questi elementi?
MF – Polymorphic Archetypes (2018), (video excerpt)
EM – La LIST (la lingua dei segni italiana tattile) e LIS (lingua dei segni italiana) sono da poco lingue ufficiali. Credi che queste lingue, non fonetiche e gestuali, condividano qualcosa con il linguaggio artistico performativo?
MF – Gloves (2017)
EM – Nelle tue opere causa ed effetto risultano alterati e si interfacciano con il corpo, spesso esplorato in modo giocoso. Qual è la tua visione in merito a questi elementi?
MF – 0O°°°oo°0Oo°O0 (2010)
EM – C’è un riferimento artistico e non, che ha avuto particolare importanza nello sviluppo della tua carriera artistica e personale?
MF – From the forbidden zone (2009). Te ne cito tre: “Frankenstein” di Mary Shelley, “The Metamorphosis” di Franz Kafka, “The Double” di Fyodor Dostoyevsky.