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    NAVID NUUR
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    NEWSLETTER SETTEMBRE 2017
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    NAVID NUUR, MIND MAP, 2013, GAS ARGON, VETRO

    THE BLANK CONTEMPORARY ART
    99 PAROLE CON NAVID NUUR

    Se mi prendo del tempo per guardare uno degli oggetti nel mio studio, questo tempo esiste in relazione a quell’oggetto come un insieme di passato, presente e futuro che risulta focalizzato sulla sua posizione e sulla luce che mi assicura di vedere l’oggetto nella sua interezza. Non sono certo del motivo, ma mi irritava che tutte queste relazioni co-esistessero mentre stavo realizzando l’oggetto. Dopotutto, io stavo lavorando sull’oggetto e non su luce, tempo, passato, presente e futuro. Avevo bisogno di isolare tutti questi ingredienti per avvicinarmi all’oggetto reale. Dopo aver osservato per un lungo periodo il mio oggetto, scoprii che il presente non esiste, perché il presente è già passato nel momento in cui ti fermi a pensarci, né tantomeno esiste una relazione tra il momento presente e l’oggetto. Questo significa che non esiste al mondo un orologio che corre in modo sincronico con il tempo effettivo, ad eccezione di quello che è stato fermato, l’unico tipo che permette di avere il tempo esatto due volte al giorno. Perciò, in quale momento ho la possibilità di vedere l’oggetto? Dopo averlo di nuovo guardato a lungo, lentamente ho compreso che per vedere il momento presente, costantemente lo si ricostruisce sulla retina. Su una scala più piccola, è la stessa cosa che facciamo con le parole e i significati. Poiché abbiamo convenuto che “tazza” è la parola per una tazza e non “sulpt”, così virtualmente ogni cosa è soggetta all’approvazione collettiva. Penso che si faccia lo stesso fisicamente e mentalmente con le cose che si vedono. Così, non appena la luce cade sull’oggetto, mi consente di vederlo e posso riconoscere il lavoro ripetutamente, veloce come i singoli frame dei film che sono riprodotti in rapida successione in modo da darci una conferma fluente o una rapida dissipazione del dubbio. Ma, supponiamo che io sia stato in grado di vedere il mio oggetto alla velocità della luce: in quel caso troverei me stesso nel momento presente e farei esperienza dell’oggetto. Dunque, questo era il problema: la differenza tra la mia velocità e la velocità della luce implica che non posso vedere l’oggetto nel presente, sono troppo lento per questo, ma solo in una costante pre-assenza del futuro. Ora che ho calibrato il mio ritmo visivo delle cose, posso finalmente capire quello che vedo e quando lo vedo, nella pre-assenza del futuro. Con questi nuovi punti di vista, ho potuto rivedere i lavori e gli oggetti nel mio studio e valutare come usare a mio vantaggio il legame tra questo fenomeno e la luce. A quel punto dovevo ancora trovare le forme che mi permettessero di isolare o estendere la luce dal tempo o estrarne un’immagine successiva. Quando avrò realizzato ancora qualche lavoro, mi occuperò di questo problema in modo più dettagliato.

    Navid Nuur

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