http://www.bergamonews.it/2016/03/30/calvino-e-i-tarocchi-secondo-paolo-fabbri-le-carte-nate-con-dimensione-esoterica/219521/
L’associazione culturale The Blank Contemporary Art ha intervistato per Bergamonews il professor Paolo Fabbri, semiologo che con la sua conferenza “Il racconto della cartomanzia e il linguaggio degli emblemi”, Urbino 1968 ha ispirato la stesura del romanzo breve di Calvino. Perché la sesta edizione di ArtDate (13 14 15 maggio 2016) si baserà sul famoso romanzo fantastico di Italo Calvino “Il castello dei destini incrociati”, illustrato tramite la carte dei tarocchi di Bonifacio Bembo, parzialmente conservate dalla famiglia Colleoni.
ArtDate, promossa da The Blank è una tre giorni dedicata all’Arte durante la quale istituzioni, gallerie e project space della città inaugurano, sommandosi ad una pluralità di eventi quali studio visit, aperture di dimore storiche e collezioni private, talk organizzati per l’occasione.
Secondo lei, cosa ha spinto Calvino a servirsi dei tarocchi nella costruzione del suo romanzo breve Il Castello dei destini Incrociati, pubblicato nel 1969 nel volume Tarocchi – Il mazzo visconteo di Bergamo e New York ? Quale peculiarità di queste carte ha influenzato maggiormente l’autore?
Credo che l’aspetto che aveva colpito di più Calvino fosse il fatto che queste carte, oltre a raccontare storie attraverso le figure includessero anche il Bagatto, ovvero la figura che ha il compito di combinare le carte tra loro. La combinatoria è quindi insita nella struttura stessa delle carte ed è ciò che consente il racconto per immagini, tanto che Calvino ad un certo punto “le carte hanno iniziato a combinarsi da sole e io sono scivolato fuori”. Calvino ha quindi usato alcune combinazioni per esplorare la combinatoria, ma ad un certo punto si è fermato di fronte alle infinite possibilità. Altro aspetto che ha particolarmente interessato Calvino è la presenza di carte “buone”, carte “cattive” e carte “jolly” né buone, né cattive, come il Carro, che hanno la funzione di trasformare la carta precedente e quella successiva: sono delle carte grammaticali, mentre le altre hanno un senso lessicale. Questo aveva interessato Calvino: che c’è una grammatica dei Tarocchi oltre ad una semantica.
Come è stata accolta questa novità narrativa dai contemporanei di Calvino?
L’influenza reciproca di Calvino su scrittori come Raymond Queneau, Georges Perec nasce proprio da questo aspetto del racconto basato su sequenze di immagini che era una novità assoluta ed è stata accolta con molto entusiasmo dagli adepti dell’ OULIPO di cui Calvino è a tutt’oggi membro permanente effettivo. Si può dire che sia stata un’operazione di avanguardia letteraria.
Le carte, storicamente, sono nate come gioco. Come è avvenuto il passaggio verso la dimensione esoterica?
Io ho l’impressione che invece siano nate proprio per questo scopo e via via abbiano perso il ruolo esoterico legato alle profezie, a favore di quello ludico. Se nota, le carte – anche quelle bergamasche – ricalcano la tripartizione sociale: in alto ci sono le coppe che stanno a rappresentare la classe degli ecclesiastici, poi i bastoni e le spade che riconducono alla guerra ed infine il denaro che sta ad indicare le attività commerciali. Anche il fatto che ci siano il Re, il cavaliere e il fante, riconduce ad una gerarchia. Nel tempo abbiamo quindi perso il significato di questa divisione, ma attraverso il gioco ne è rimasta la concezione tassonomica e interdefinita. Rimangono ancora delle figure sconosciute, per esempio il Carro che è tuttora oggetto di svariate interpretazioni , ma che prendono senso nelle diverse tipologie e strategie di racconto.
Secondo lei, nonostante Calvino abbia a che fare con una narrazione orale, come mai ha usato come supporto visivo queste immagini?
Effettivamente Calvino è partito dalla combinatoria, ma l’utilizzo delle immagini è un elemento a lui intrinseco, volendo realizzare un pedagogia dell’immaginazione. Afferma lui stesso che, all’origine dei suoi racconti, c’è un’immagine carica di significato che “una volta divenuta netta, nella mia mente, la sviluppa in una storia”. Calvino vuole unificare la spontaneità delle immagini con la potenzialità del pensiero discorsivo. L’idea di base è che le immagini naturalmente si combinano tra loro, come i tarocchi. Ma anche come le vignette dei comics.
Considerando la propensione di Calvino al ricorso del “racconto per immagini” che ruolo crede avessero le arti visive nella sua poetica?
Così rilevante che quando Calvino ha tentato di scrivere un’autobiografia si è servito dei dipinti del Carpaccio alla Scuola degli Schiavoni a Venezia. Ha tratto dall’opposizione strutturale tra S. Giorgio e S. Girolamo, i due momenti cardine della sua vita: la resistenza e la scrittura. Poi ha ricombinato internamente e posto in successione narrativa le immagini.
A cura di Francesca Personelli