lunedì – venerdì: 8.20/13.20 – 14.40/16.10
INGRESSO LIBERO
Banca Popolare di Bergamo, Piazza Vittorio Veneto n. 8 – Bergamo
ART UP 08/17 – DADAMAINO
a cura di Enrico De Pascale
DADAMAINO, Cromorilievo
1974 – smalto e tasselli di legno su tavola – cm 100 x 100
Bergamo, collezione Banca Popolare di Bergamo
Ricollegandosi alle sperimentazioni di carattere cinetico-optical dei primi anni Sessanta, l’artista valorizza in termini ritmico-compositivi il modulo geometrico (in questo caso il cubo) moltiplicato entro uno schema precostituito di forma quadrata. Il rigore costruttivo dell’architettura modulare è in qualche modo destabilizzato dall’effetto percettivamente ambiguo del colore e delle luci, che rende la struttura mutevole, inafferrabile. Finalità dell’arte ottico-cinetica
è infatti la valorizzazione del ruolo dell’osservatore,
non più contemplatore passivo bensì soggetto attivo
e imprescindibile del “funzionamento” dell’opera d’arte.
Il ricorso a strutture e figure iterate nello spazio è una costante dell’artista, che in molti lavori dei tardi anni Settanta ha utilizzato la superficie come schermo su cui apporre segni impercettibili e quasi uguali, una sorta di alfabeto dell’inconscio chiamato l’Alfabeto della mente.
Dadamaino (Eduarda Maino, Milano 1935-2004)
Nel 1957 conosce Piero Manzoni e Enrico Castellani coi quali si lega di amicizia e si avvicina all’avanguardia milanese che ha come punto d’incontro il Bar Giamaica a Brera. Aderisce al gruppo milanese Azimuth, che ha stretti contatti con il Gruppo Zero in Germania e il gruppo
Nul in Olanda. Partecipa al movimento cinetico-programmato internazionale “Nuova Tendenza”. È presente con una sala personale alla Biennale di Venezia (1980). Realizza opere con materiali
fluorescenti e progetti cinetico-luminosi su scala urbana. Nel 1983 le viene dedicata una antologica al PAC di Milano e partecipa ad Arte Programmata e Cinetica 1953/1963, l’Ultima Avanguardia, Palazzo Reale, Milano. Ampie ricognizioni del suo lavoro sono state allestite alla Fondazione Bevilacqua La Masa e al Museo Guggenheim di Venezia (2002).