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    CARLO OBERTI - ONTOGENESI ORTOGONALE
    CARLO OBERTI - ONTOGENESI ORTOGONALE
    [=== CARLO === OBERTI === ONTOGENESI === ORTOGONALE =]
    VIAMORONISEDICI SPAZIOARTE
    02.12.17 - 23.12.17

    Inaugurazione: sabato 2 dicembre, ore 18.00
    dal 2 al 23 dicembre 2017
    Via Moroni, 16 24121 Bergamo
    tel. +39 347 2415297
    mart – sab 16.00-19.30 | domenica e lunedì su appuntamento
    info@viamoronisedici.it
    www.viamoronisedici.it



        [== LINK ==]

    a cura di Vittorio Raschetti

    Carlo Oberti, con le sue opere, riesce a ricomporre la dicotomia esprit de geometrie -esprit de finesse, in una sintesi geometrica della sensibilità, dove la geometria ritorna ad appartenere al mondo della vita e delle sue pulsazioni vitali.
    Nell’interno più potente, fatto di forme simboliche perfette, ordinate e cristallizzate nella precisione congelata, sembra quasi sfuggire la vita, ma è solo una effimera impressione, perché proseguendo nell’attenzione veniamo raggiunti da richiami e sottintesi: anche da finestre sigillate può esalare la vita.
    Si scopre una vena di lucida follia catturati nelle trappole della trigonometria. Angoli di mondo e forme acute del pensare per triangoli. Abilità del piegare lo spazio sfuggendo alla ferrea dittatura dei teoremi. Quella di Carlo Oberti è una cartografia del mondo assorta nella magica compostezza di forme pure assorte nella propria auto evidenza. Sovrapposizioni di piani, adiacenze di solidi. Richiami di forme, incroci e ribaltamenti, rincorrersi di volumi. Riverberi di spazi, false simmetrie ingannatrici. Nel bianco senza sbiadire. Nel bianco senza sbagliare. Osando sfidare la dittatura del nero oltre il nero che non è un punto zero cromatico, ma piuttosto un punto di ascolto oltre l’apparente reticenza del soprannaturale. Una paziente vedetta sul confine tra due mondi, capace di attendere, senza pretendere. Il nero oltre nero è il punto di confine tra vibrazione del colore ed immobilità del concetto: è omertà complice di una trascendenza silente, che chiede di specchiarsi nel buio.
    Le opere ricordano velieri in tempesta dentro una bottiglia: interi mondi sottovuoto, dove il dramma è solo sospeso, dove il rapporto col mondo è solo rinviato.

    Vittorio Raschetti

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